giovedì 16 gennaio 2014

Lascia che accada

La notte scorsa se n'è andata una persona a noi molto cara. Se c'è qualcuno che avremmo potuto considerare il nostro "padre spirituale" era lui.
Il nostro incontro risale a molti anni fa quando ancora io e Sam frequentavamo l'università. Un giorno, per caso, vidi un volantino che pubblicizzava dei corsi di meditazione. Per curiosità, ci presentammo all'indirizzo indicato e con grande sorpresa ci trovammo di fronte ad una Chiesa. Inizialmente io non volevo entrare..ma ormai eravamo lì. Piano piano entrarono tantissime persone. Ci trovammo davanti ad un uomo piuttosto anziano, dal fisico asciutto. Iniziò a parlare e ci introdusse nel mondo del training autogeno e della meditazione trascendentale..senza parlarci quasi mai di Dio.
Era un gesuita, aveva vissuto in India, praticava lo yoga e la meditazione da molti anni. All'epoca aveva oltre ottant' anni ma ne dimostrava venti di meno. Viaggiava ogni settimana in pulman, dal sud al nord sardegna, per incontrare tutti noi.
Quei corsi furono un'esperienza eccezionale, che ripetemmo per diversi anni. L'appuntamento del giovedì...come dimenticarlo? 
Appena entrava nella stanza, cambiava l'energia. Ricordo perfettamente la sua voce e come riuscisse a trasportarci facendoci fare dei sogni guidati. Ci offriva sempre spunti di riflessione, leggendoci delle storie zen. Ci salutava ogni sera dandoci un compito, qualcosa su cui lavorare. I suoi esercizi furono un aiuto molto importante anche per lo studio e la concentrazione.

Era uno spirito veramente fuori dal comune. Mi è capitato poche volte di riuscire a percepire l'aura di una persona e la prima volta successe con lui. Era circondato da una potente luce.

L'anno scorso provammo a rifrequentare il suoi corsi. Putroppo l'età (96 anni), non gli consentiva di parlare per più di 15-20 minuti. Un tempo comunque infinitamente prezioso. Aveva ancora tanta energia.
Il resto della lezione era condotto da alcuni allievi e il risultato, per noi che ricordavamo i vecchi corsi, non era dei migliori. Io iniziai a diventare insofferente.
Nulla  era più come i primi anni. Eravamo diversi noi, molto diversi.
Non riuscivo più a concentrarmi  e a trovare il silenzio nella mia mente. La voce degli allievi non mi trasportava da nessuna parte. La mia mente era altrove. Non riuscivo ad aggiungere al nostro dolore anche quello di vedere il nostro maestro  e sapere che presto se ne sarebbe andato. Smettemmo di frequentare.

Oggi piango la sua morte e mi sembra che con lui se ne sia andata una parte di noi, della nostra storia.
Ma ricorderò sempre i suoi insegnamenti. 

Lascerò che accada nelle nostre vite ciò che deve accadere.Semplicemente. Senza oppormi al corso degli eventi.